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Super Dark Times

Debutto alla regia cinematografica per Kevin Phillips, “Super Dark Times” è un
Thriller-of-age” dall'atmosfera livida e opprimente, in cui la classica rappresentazione dell'adolescente americano medio viene stracciata e rovesciata di segno, per lasciare il passo a tematiche ben più oscure della cotta per la compagna di banco.


I protagonisti sono due liceali, Zach e Josh. Uniti dalle stesse passioni, sconfiggono la noia passando i pomeriggi l'uno a casa dell'altro o girovagando per le strade della cittadina americana in cui la vicenda ha luogo. Un giorno, però, insieme ad altri due amici, decidono di ignorare un divieto e oltrepassare un ponte dichiarato off-limits. Il superamento di quel limite, avrà come risultato il drastico mutamento della loro intera esistenza.



Kevin Phillips porta sullo schermo un'adolescenza improvvisamente deragliata, trasfigurata in dimensione incubica e paranoica, dando l'impressione che i due sceneggiatori, Ben Collins e Luke Piotrowski, abbiano attinto a piene mani dalla cronaca nera, tanto è il realismo con il quale situazioni e personaggi vengono tratteggiati e messi in scena.
Scordatevi il sesso, i party, i corridoi e le classi delle high schools americane così come un'infinità di pellicole vi hanno abituati a immaginarli. In “Super Dark Times” i corridoi sono deserti e le aule luoghi dove cervi mortalmente feriti esalano gli ultimi respiri.
Tutto appare corroso dall'insostenibilità del senso di colpa che tormenta i giorni e le notti dei protagonisti, custodi di un segreto terribile. La credibilità e la naturalezza della performance attoriale del giovane cast non può non stupire per l'intensità che raggiunge in alcuni momenti e per il campo di tensioni che è in grado di creare: pause, silenzi, mani nervose che si contorcono l'una nell'altra, sguardi di sbieco gettati all'amico di sempre, ora irriconoscibile. Nel tentativo di decifrarne i pensieri, di aprire una breccia nel suo oscuro mutismo.


Visivamente il film è intrigante, con campi lunghi alternati a piani ravvicinati e resi suggestivi da una fotografia d'atmosfera, cupa, e che in più di un'occasione imprigiona i personaggi nel nero profondo della silhouette. Lo sguardo del regista segue da vicino i protagonisti, ne registra la paranoia crescente, ne spia gli incubi. E' anche uno sguardo che non si fa remore di mostrare esplicitamente l'efferatezza di alcune loro azioni, sfiorando di poco il gore puro e duro.
Pulsioni horror, d'altronde, attraversano tutto il film a partire dalla sequenza di apertura.


Al netto di alcuni passaggi che forse avrebbero necessitato di un maggiore approfondimento - in particolare riguardo all'evoluzione di un certo personaggio – e di un finale che potrebbe non soddisfare in toto, “Super Dark Times” è da considerarsi un più che valido esordio per Phillips. Alcuni hanno accusato il film di intellettualismo inadempiente, di incapacità di raggiungere i risultati ambiziosi che si era preposto. Personalmente, di velleità intellettualistiche non ne ho scorte. Al contrario, ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte a un film il cui obiettivo fosse quello di torcere un po' le budella allo spettatore, instillargli il tarlo del dubbio, spingerlo a chiedersi quali sarebbero state le sue reazioni se si fosse trovato coinvolto in un dramma del genere. E ci riesce benissimo. 

FeralKid



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